Superfici

Nella ricerca della sua strada, Andrea arriva alla costruzione di superfici materiche. Un’idea comune unisce le sue creazioni: quasi tutte si concentrano sulla stratificazione di materiali. Il supporto è spesso masonite o compensato, altre volte è rete metallica, su cui vengono stesi i diversi materiali, parzialmente fusi, a cui seguono altri strati di materiale. L’opera viene poi trattata con polvere di ossido per conferirle un colore quasi monocromatico.

Isole estinte
Andrea le chiamava così, perché rappresentano tragedie ecologiche, le superfici sembrano distrutte da fumi avvelenati.
Per ottenere questi colori Andrea le patinava con polveri di minerali giallognoli.
Dobbiamo pensare come fosse avanti in quegli anni ‘80, solo ora dopo quasi quarant’anni ci troviamo di fronte al problema gravissimo delle micro-plastiche, e proprio delle “isole di plastica” disseminate nei mari.

Paesaggi bruciati
Molte opere di Andrea ci mettono di fronte a paesaggi bruciati dal sole e dal sole quasi calcinati. Antichi solchi, tracciati da linee oblique fino all’orizzonte. I neri seccati di una terra senza vita, dove l’essenzialità dell’immagine ci riporta al senso di abbandono e alla distruzione della terra, come in seguito a una guerra.

Memorie della vita estinta
In queste opere sono evidenti le tracce lasciate dall’umanità.
Nascono da una fantasia-sogno, in cui Andrea immagina che in un futuro lontano (3000 d.C.) il suo spirito vagante possa incontrare quello dell’amico Pongratz. Cosa potrebbero vedere del nostro pianeta? Un deserto plastificato dove qua e là spuntano simulacri di vita estinta.
Come un ritrovamento archeologico, gli scarti di vestiti e le scarpe strappate sono oggetti appartenenti a persone lontane che sono tornate alla luce dall’abisso del tempo.

Superfici astratte
Le superfici diventano sottili bassorilievi costituiti dal complesso intreccio di materiali diversi, a volte fusi, poi incollati su una base di rete metallica e trattati con polveri di ossido per ottenere un colore quasi uniforme che conserva ancora moltissime sfumature di grigi. La materia cattura ogni energia e la intrappola nel suo ordito.
C’è un movimento nella sua materia, come una rete che in alcuni punti si raggrinzisce e poi si allarga.

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