Andrea Ruffoni è nato sull’Isola dei Pescatori nel 1925 e sull’isola ha vissuto la sua prima giovinezza. Andrea era un uomo di cultura, leggeva moltissimo, interessato ai movimenti artistici del suo tempo. Si era trasferito a Parigi e nel 1960 a Vienna, dove si è sposato e ha avuto un figlio. Ha vissuto a Vienna per 7 anni, ma in estate tornava sempre sull’isola.
Vienna è uno dei centri culturali, politici e artistici d’avanguardia d’Europa. Lì ha incontrato scrittori, filosofi e artisti che diventeranno punti di riferimento internazionali, come lo scrittore Peter Handke o il personaggio teatrale Joe Berger, i pittori Franz Ringel e Peter Pongratz, Ernst Fuchs o lo scultore Walter Pichler. Andrea ha lavorato anche per Fuchs ed è lì che ha iniziato a lavorare con plastica e plexiglass. Per Andrea l’isola era un luogo in cui tornare, dove tutto ciò che aveva vissuto all’estero poteva essere rielaborato in solitudine. Ha condotto una vita ritirata, uno stile di vita assolutamente spartano. Ha sempre rifiutato ogni mostra, critico o storico dell’arte. Non amava il mercato dell’arte, anzi, quando un importante collezionista si offrì di acquistare tutte le sue opere, Andrea si oppose: “Cosa ne faccio dei soldi, poi li spendi e e non ti resta più niente. ”
Ruffoni muore nella sua isola nel 1990, a seguito di una grave malattia. Si può visitare la sua tomba nel piccolo cimitero dell’isola. Sulla tomba è stata collocata una scultura: l’albero della vita. Ma questo albero è gravemente danneggiato, una profonda ferita lo lacera. L’artista, che in tutta la sua opera creativa aveva sempre affrontato il dolore del mondo, la distruzione della terra, la superficialità dell’uomo che non comprende, aveva però una piccola speranza: i giovani. “I giovani sono gli unici che possono correggere i gravi errori delle generazioni precedenti. Vedo qua e là che stanno iniziando a reagisre in questo senso.”